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maggio napoleonico

1821 - 2021

terzo episodio

 

L'Uniforme del Generale

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L’invenzione della tradizione, è usanza prettamente umana. Inoltre, ammantare di storicità e leggenda un qualcosa, rende il tutto molto più convincente ed anche appagante. Tuttavia, alcuni scivoloni, benché di innocua determinazione, trasmettono una sorta di disagio all’appassionato della storia.

In tempi recenti, sulla divisa del protagonista maschile dello Storico Carnevale di Ivrea, il Generale, è comparsa più volte l’usanza di appuntarsi alcune decorazioni, che stridono “storicamente” con la vicenda napoleonica. Vediamo con ordine quali sono.

La prima è la Médaille de Sainte-Hélène 
Nel testamento redatto da Napoleone a Sant’Elena nel 1821 era prevista l’istituzione di un “Atto di gratitudine” a indirizzo privato, verso tutte le persone che avevano combattuto per la gloria e l’indipendenza della Francia. 
Il nipote, Napoleone III, appena salito al trono e divenuto Imperatore dei Francesi al pari dello Zio, istituì la Médaille de Sainte-Hélène, ovvero la Medaglia di Sant'Elena.
La decorazione, in unica classe, venne concessa a circa 405.000 soldati della Grande Armeé di diverse nazionalità e ovviamente non divisa per campagne. Una sorta di ringraziamento postumo a chi aveva servito la Francia, e nel 1857, era ancora in vita. Solitamente viene denominata dai collezionisti come “Goccia di cioccolato”, per via della sua forma oblunga e della colorazione del materiale (bronzo) ed è corredata da un nastrino di colore rosso e verde.

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Ordine della Corona ferrea

Sempre Napoleone, in qualità di Re d’Italia, istituì Ordine della Corona ferrea, terzo in precedenza di importanza nell’universo napoleonico, ovviamente postuma alla discesa in Italia del Piccolo caporale. E’ una decorazione abbastanza usata e sfoggiata nell’universo napoleonico.

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Una Goccia e una Corona sulla divisa
In tempi recenti, sulla divisa del protagonista maschile dello Storico Carnevale di Ivrea, il Generale, è comparsa più volte l’usanza di appuntarsi Médaille de Sainte-Hélène. In forma, filologicamente un po' inopportuna. Al tempo della discesa di Napoleone I in Italia, la nostra “Goccia” non era sicuramente presente e tantomeno -scaramanticamente- pensata, visto che è stata ideata e voluta da un monarca in esilio. Forse, un po' più coerente è la Corona Ferrea, perché essendo il Carnevale istituzionalizzato nel 1808, il nostro “generale” Antonio Pezzatti, avrebbe potuto fieramente esibirla. Infatti in alcune immagini, si intravede una decorazione che appare simile. 


L’unica vera protagonista presente su tutte rappresentazioni iconografiche dei generali napoleonici, su cui la faleristica (la disciplina dedicata alla collezione e allo studio delle onorificenze, delle medaglie e di ogni altro segno di distinzione civile o militare), ha trovato riscontro sul campo di battaglia napoleonico è l’Ordre national de la Légion d'honneur, comunemente chiamata Legion d’onore, di cui abbiamo parlato in questa recensione.

Inoltre, andando ad analizzare meglio la divisa del “Generale eporediese”, la troviamo alquanto scarna di simboli di potere e di marziale impronta.


Certo, essendo una manifestazione popolare, gli aspetti filologici vengono messi in secondo piano; in realtà un generale napoleonico avrebbe trasalito di rabbia, se un suo ufficiale di ordinanza si fosse presentato in tal modo: non solo è vestito “male” ma anche in modo “improprio e povero”. 
Infatti gli alti gradi dell’esercito napoleonico erano sontuosamente agghindati, intanto per incutere timore e rispetto ma anche per una questione di visibilità ed emulazione.

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L'uniforme del Generale e dei sui aiutanti
Cominciamo dalla testa. Una grossa e ingombrante feluca avrebbe trovato posto, in cui i riccioli di struzzo segnavano non solo il potere, ma anche la vanità dell’uomo. La tunica, poi, dettagliatamente attillata e riccamente ornata, investiva il generale con l’oro del comando. La tunica non era a doppio petto, escamotage utilizzato per non avere una stagionale, ma a singola fila di bottoni. Le controspalline erano di canutiglia ricamata a mano (un filo di metallo molto prezioso) e non metallo stampato, un colletto altissimo che sovrastava una vera camicia bianca (con collo nero se in guerra) ed una cravatta, volutamente svolazzante. 


Ma il vero centro, la vera detenzione del potere è la cosiddetta Écharpe de commandement, la sciarpa del comando che era posta in vita. 


Infatti già dal medioevo, per segnalare chi era il comandante, veniva indossata alla cinta una sciarpa (tradizione poi passata alle nomine civili) di alte dimensioni, anche qui vistosa e riccamente adornata. Proprio come accade il giovedì grasso, quando il sindaco “cede” i poteri al Generale; questi si “carica” della sciarpa dei colori della Città: tuttavia con risultati costumistici ben più modesti. 


Infatti le “braje bianche”, ovvero gli aiutanti di campo del Generale del Carnevale, che rispetto agli “ufficiali” del seguito carnascialesco indossano dei pantaloni bianchi, dovrebbero avere -sempre per meglio aderire al folklore napoleonico- una fascia sul braccio, la Brassard de commandement pour officiers d'état-major

 
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 Gli aide de camp, non erano dei valletti o degli attendenti, ma ufficiali del seguito che aiutavano operativamente il comandante. Avevano una posizione di prestigio ma anche di rischio. Una sorta di tirocinio d’onore sul campo; pertanto nella foga della battaglia erano facilmente individuabili non per l’uniforme (ricordiamo che il concetto stesso di uniforme era lasco), quanto per questo segno di riconoscimento e di prestigio.


Quindi perché non portare maggiore storicità alla nostra importante manifestazione? 
Ai posteri l’ardua sentenza. 

 
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