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4 Novembre :
Maria Plozner Mentil

Medaglia d'oro al Valor Militare

Una portatrice carnica

Già nell’estate del 1915, primo anno di guerra del Primo conflitto mondiale, le posizioni strategiche dei due schieramenti erano, praticamente note e immutabili.

Una lunga ed estenuante guerra di posizione aveva trovato spazio dopo le prime avanzate. Le “radiose giornate di maggio” erano oramai, un ricordo sbiadito.

Su tutto il fronte italiano, la Carnia era strategicamente una zona chiave perché, realizzando uno sfondamento in quei luoghi, l’esercito austriaco avrebbe avuto strada libera verso la pianura. Per questo la zona era pesantemente presidiata e sorvegliata da un cordone di dodicimila soldati, che su un territorio brullo e trasformato dagli eventi bellici, doveva essere quotidianamente nutrito, armato e gestito.

 

Materiale bellico, vettogliamento vario, munizioni e posta venivano trasportate prima con ferrovie da campo e poi con la forza delle gambe. Le gambe delle donne della zona. Infatti, il comandante del settore, reclutò le donne del posto, ben conoscendo la resistenza fisica che esse, costrette fin da bambine a sostituire nei lavori più pesanti gli uomini, in molti casi emigrati da casa.

Venne creato un contingente di circa mille donne, di età compresa tra i 15 e i 60 anni le “portatrici carniche” che operarono tra l’agosto del 1915 e l’ottobre del 1917.

Le portatrici carniche dovevano presentarsi ogni giorno all’alba presso i depositi di fondo valle per ricevere il materiale che caricavano nelle gerle da portare a spalla. Per giungere alla linea del fronte dovevano superare ripidi sentieri, con una marcia perigliosa.

Ampiamente consce del loro ruolo primario, non furono mai arruolate con la forza, ma retribuite di un piccolo soldo mensile: la loro attività fu dovuta più a spontanea volontà di collaborare che al soldo, anche perché i soldati presenti in zona erano prevalentemente appartenenti ai battaglioni alpini reclutati nel territorio.

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Maria Plozner Mentil era una di queste donne. Nata a Timau il 17 novembre 1884, aveva contribuito molte volte allo sforzo bellico, in modo puntuale ed attento.


Nel freddo mattino del 15 febbraio 1916, Maria giunse attorno alle 11, insieme all’amica Rosalia in un zona abbastanza defilata dal fronte, per poter mangiare qualcosa dopo un lungo percorso di raccolta e trasporto di materiali.


A quel punto, Maria fu colpita da un cecchino austrico: subito soccorsa dalla compagna e dagli alpini, fu trasportata al non lontano posto di medicazione. La ferita, sotto la spalla destra, venne sommariamente fasciata, la donna fu ristorata con un po’ di cognac e caffelatte e, collocata su una barella, e portata a spalle da quattro alpini a Paluzza, nell’ospedale da campo alloggiato nelle scuole elementari.


Nonostante le cure, morì quella notte stessa. Il suo corpo venne tumulato nella fossa 17 del cimitero di San Daniele di Paluzza, ma fu successivamente traslato nel 1937 nel tempio ossario di Timau, dove ancora riposa, unica donna tra 1763 caduti sul fronte carnico. 

L'evento fu sconvolgente per l'intera comunità. Le due ragazze erano state oggetto di un cecchinaggio scellerato e traditore, mirando a due donne non armate e con una gerla "come arma", si tentava di incutere timore paura in questo servizio, semplice ed umile, ma essenziale.

Semplici e trafelate montanare che partivano la mattina presto, ma potevano essere chiamate a qualsiasi ora del giorno e della notte in gruppi di 15-20 persone, durante il viaggio spesso pregavano e cantavano le loro canzoni forse per ammortizzare la paura delle cannonate che fischiavano sopra alle teste, altre come mostrano tante fotografie d’epoca addirittura  procedevano lavorando la lana con i ferri  (facevano la calza), facevano paura ai Gebirgsjäger di Francesco Giuseppe 

 

Donne che arrivate nelle linee di combattimento scaricavano le gerle ed essendo allora  il reclutamento degli alpini locale, mettevano al corrente i combattenti delle cose successe al paese . Ripartivano con le gerle piene di indumenti militari da lavare, spesso  veniva chiesto loro di portare nei paesi del fondovalle  le barelle con i  feriti, non di rado  con i soldati morti che provvedevano loro stesse a sotterrare nel cimitero militare locale. Poi tornavano ad occuparsi della loro famiglia, delle bestie,della stalla e  dei campi da coltivare fino alla mattina successiva.

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IL RICORDO

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I ventisei mesi di duro e rischioso lavoro della portatrici, non fu dimenticato, ed anche il ricordo di Maria Plozner Mentil, fu tramandato con onore ed affetto. 

In Carnia nel 1955  le venne intitolata al suo nome la caserma degli Alpini di Paluzza, l’unica in Italia intitolata a una donna e ancora una delle caserme  più ricordate e amate dalle Penne Nere, ora dismessa ma facente parte della locale sede di Protezione civile.

Ma la storia, seppur con qualche ritardo (dovuto sicuramente al genere ed all'umile estrazione di queste donne), ha ricompensato questa semplice e coraggiosa donna, con l'onore più alto delle Istituzioni.

Infatti, in ricordo della madre, il Presidente delle Repubblica Scalfaro decorò la figlia Cav. di Vittorio Veneto Dorina Mentil (anch'essa precoce portatrice di dieci anni), con la Medaglia al valor Militare alla memoria, nel giugno del 1997. 

 

Una storia "diversa", per una Piccola donna con una grande gerla sulle spalle.

 

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Fonti:
www.anafirenze.it/2019/08/03/le-portatrici-carniche/
www.donneincarnia.it
www.enciclopediadonne.it
www.noidonne.org
www.museoalessandroroccavilla.it

 
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