CANAVESE ON THE ROAD
Promuovere un territorio
Per declinare un territorio in maniera autentica e priva di quella retorica stereotipata, occorre farlo descrivere da un terzo. Gli occhi di qualcuno che percorre una via, una strada nuova, sono sicuramente più oggettivi e veramente più “interessati” alla profondità dell’analisi.
Sull’ultimo numero della rivista mensile Motociclismo, centenario organo di informazione semiufficiale del mondo delle due ruote, Raffaella Cegna e Mario Ciaccia hanno descritto un territorio attraverso il loro viaggio sulle strade del Canavese.
Un piacevole strumento di vera valorizzazione comunicazionale e territoriale. Per una volta, si è letto del nostro Canavese in una nuova forma, più limpida e meno aderente a quelle prospettive autoreferenziali a cui molte volte assistiamo.
I due autori, rispettivamente redattrice dei testi e fotografo, sviluppando 387 km di percorso in moto, suddivisi in 3 giorni, hanno soggiornato, visitato e approfondito le bellezze e le diversità positive delle varie comunità locali, mixando in maniera esatta l’aspetto storico, con il design, la natura e la gastronomia. Pranzando in locali tipici (e fuori dal mainstream commerciale), unendo il villaggio Unesco di Bellavista di Ivrea, fino al ponte di Fondo. Collegando Arduino d’Ivrea alla jacuzzi vista mozzafiato sui boschi valchiusellesi. Chiude ovviamente, la scalata al gigante Nivolet.
Un bel servizio, corredato da magnifiche ed originali foto che sicuramente aiuteranno la promozione turistica di un territorio sempre più marginalizzato e periferico.
Viene da chiedersi come venga valorizzato dagli enti e dal territorio stesso. Evidentemente saper narrare un luogo è infinitamente più difficile che promuovere localmente la sagra della costina oppure, il cantante neomelodico locale, tuttavia il ritorno sul territorio è un poco diverso.
Anzitutto il turismo on the road, è un turismo ricco, che mangia, dorme e spende sul territorio. Dal camping alla struttura di charme il ventaglio fruitivo è molto ampio. In più concorre a diversificare ed attrarre in modo alternativo l’esperienza di visita.
Se analizziamo il territorio, esiste una data spartiacque che ha fatto volano sulle potenzialità di “altroturismo” rispetto alla mediocre visibilità avuta fino allora: il 24 maggio 2019.
Il 24 maggio 2019 è stata corsa la 13° tappa del 103° Giro d’Italia Pinerolo – Ceresole Reale, Lago del Serrù. 196 km in visione internazionale che ha permesso la (ri)scoperta di un nuovo territorio. Territorio non solo più appannaggio delle reiterate e oramai inflazionate sagre ultraproteiche, rievocazioni d’antan approssimative o ennesimi eventi per autoconsumo, ma ha permesso di evidenziare il tratto epico della natura attorno al percorso alla strada stessa.
E’ proprio qui il punto di svolta: la strada, il sentiero, la mulattiera è divenuta essa stessa la meta del viaggio. Andare al Nivolet, oppure a Fondo o transitare per le strade olivettiane di Bellavista, assume un valore autonomo e determinato. La sagra, l’evento, il museo non sono solo più l’obbiettivo, ma il contorno; esse si liberano dal valore deprezzato e divengono a supporto del territorio stesso.
Ovviamente, lo sappiamo bene, non si inventa nulla di nuovo nel mondo. Infatti basta valicare le nostre montagne zoppicanti di spirito, per andare a vedere cosa fanno i cugini francesi. Dal 1909 la Route des Grandes Alpes è una felice intuizione di marketing territoriale ed infrastrutturale del Touring club francese, che ha permesso di unire Thonon-les-Bains (Lago di Ginevra) a Nizza con un totale di 17.000 metri di dislivello e 720 km di passi alpini, ristoranti, villaggi, eventi e turismo, praticamente come se unissimo Aosta a Sanremo alternando momenti di sport, di gastronomia, di storia….
Ma sarà mai possibile tutto ciò? E soprattutto l’ambiente ed il territorio è progettato per questo? Le risposte sono molte. La possibilità è sotto gli occhi di tutti. Assistiamo continuamente ad una riscoperta costante dei percorsi stradali, sia sottoforma di utilizzo ebike, oppure anche motoristico.
Ovviamente l’utilizzo delle due ruote e motore endotermico, è un tema da regolarizzare salvaguardando gli aspetti ambientali, di polizia e sicurezza stradale. Mettere una sorta di biglietto ambientale, per raggiungere il Nivolet, oppure altri luoghi suggestivi e incantati (ad es. Pian dei Muli a Brosso) permette di contingentare l’approccio, renderlo più ambito e anche di includere nell’opzione di percorso un qualcosa di esperienziale che molte volte latita.
Un nuovo format di valorizzazione del territorio, che deve essere accompagnato e voluto dall’interno stesso delle comunità. Non basta tracciare una fettuccia gps, fare un poco di marketing raffazzonato, chiamare a raccolta il potentato locale e regionale (con annessa costinata, in cui troneggia come prodotto più locale la Coca Cola), per credersi di aver invertito il declino socioculturale, per poi magari rinfocolare gelosie locali e buttare tutto alle ortiche, o peggio ai rovi.
Occorre ricettività, flessibilità nelle scelte e soprattutto apertura ad una nuova forma di ospitalità. Sistema in cui il gommista che ripara la foratura delle ebike, la spa per il relax e la rete viaria che permette di “scalare” il passo, hanno tutti lo stesso valore economico e sociale. Luoghi con richiamo turistico ben più strutturato, si sono già rivoluzionati in tal senso. Occorre davvero svecchiare e reinventare il turismo di prossimità e di percorso nel nostro Canavese.
Visionari o fuori da coro?
Entrambi ma ben piantati nell’attualità. Infatti se abbiamo fatto attenzione nelle edicole e nelle librerie, nell’estate 2021 il nostro territorio è stato oggetto di numerosi reportage e comparazioni, sicuramente on the road.